Città di Cesena
Cesena
(Cisêna in romagnolo e Caesena o Curva Caesena in latino) è un comune italiano di 97 025 abitanti della provincia di Forlì-Cesena, in Emilia-Romagna.
La città sorge ai piedi dei colli Garampo e Spaziano ed è bagnata dal fiume Savio.
Fondata intorno al V secolo a.C dagli Umbri, fiorì in epoca romana come centro sulla via Emilia, e di quell'epoca oggi conserva quasi intatta una vasta centuriazione nella pianura circostante.
Ospita la Biblioteca Malatestiana risalente alla metà del XV secolo; si tratta della prima biblioteca civica europea, unico esempio di biblioteca monastica umanistica perfettamente conservata nell'edificio, negli arredi e nella dotazione libraria, inserita dall'UNESCO nel registro della Memoria del mondo.
Sede vescovile a partire dall'Alto Medioevo, è nota come Città dei tre Papi, avendo dato i natali a Pio VI e Pio VII, e avendo avuto come vescovi Pio VIII e Benedetto XIII.
Centro di attività agricole, commerciali e industriali prevalentemente nei campi ortofrutticolo, alimentare, meccanico, dal 1989 è sede universitaria, ospitando il Campus di Cesena dell'Università di Bologna.
Territorio
Cesena è posta quasi al centro della Romagna, a metà strada tra il mare, da cui dista appena 15 km, e le colline, nel punto in cui si incrociano le antiche vie Emilia e Romea. Il territorio comunale, la cui superficie è di 249,5 km², confina a nord con i comuni di Cervia e Ravenna, a est con i comuni di Cesenatico, Gambettola, Longiano e Montiano, a sud con i comuni di Roncofreddo, Mercato Saraceno e Sarsina, e ad ovest con i comuni di Civitella di Romagna, Meldola e Bertinoro.
Morfologicamente sono il fiume Savio e la sua valle a comporre l'alveo principale del territorio comunale cesenate, andando poi a sfociare a nord-ovest fino al bacino del fiume Ronco e del torrente Bevano, a sud-est fino al versante sinistro del torrente Pisciatello.
Storia
«E quella cu' il Savio bagna 'l fianco, così com'ella sie' tra 'l piano e 'l monte, tra tirannia si vive e stato franco.»
[ cit. Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVII]
La Valle del Savio e i dintorni dei colli, a cui si appoggia Cesena, furono abitati fin dall'età neolitica, come dimostrano i materiali rinvenuti nella zona della basilica del Monte e, più su, a Borello.
Il primo nucleo abitativo sorge con ogni probabilità per opera degli Umbri intorno al VI-V secolo a.C.; tuttavia è solo con l'arrivo dei Romani che il piccolo nucleo assume la forma di villaggio; decade con l'Impero Romano ed è sottoposta alle incursioni dei barbari.
Successivamente Cesena insieme al territorio di Forlì sarà l'epicentro dell'insediamento della tribù celtica del Galli Senoni, una dei principali popoli celtici della Gallia Cisalpina, o del Nord Italia.
Presa dai Goti di Teodorico, viene riconquistata dai Bizantini e, a metà del VI secolo, entra a far parte dell'Esarcato.
Dopo le campagne di Pipino il Breve (VIII secolo), Cesena rientra infine nei territori sotto il controllo pontificio, primo nucleo di quello che sarà lo Stato della Chiesa.
Il Duecento vede la città oscillare tra libertà comunali e sottomissione alla Chiesa o a signori locali.
Nel 1333 Cesena è divenuta dominio della famiglia forlivese degli Ordelaffi, ma la loro signoria viene interrotta nel 1357 dall'intervento del legato pontificio, cardinale Albornoz, che riesce a sottomettere Cesena.
Nel febbraio del 1377 Cesena viene coinvolta nella guerra promossa dalla Repubblica fiorentina contro lo Stato Pontificio, ma il cardinale Roberto di Ginevra (futuro antipapa Clemente VII) scatena un violento massacro in città, per impedire che Cesena passi dalla parte dei fiorentini: la strage viene eseguita dalle milizie mercenarie bretoni, guidate dal condottiero inglese Giovanni Acuto, che la radono al suolo, causando la morte di più di 5.000 abitanti.
Durante la signoria dei Malatesta la città rifiorì, come testimoniano gli importanti monumenti quali la Rocca Malatestiana, voluta da Galeotto, e la Biblioteca Malatestiana, opera del mecenate Domenico Malatesta Novello.
Per un breve periodo, intorno al 1500, sotto il dominio di Cesare Borgia, Cesena divenne la capitale del Ducato di Romagna e nel 1502 giunse in città Leonardo da Vinci, al quale Borgia aveva conferito l'incarico di rilevare ed aggiornare le fortificazioni delle città di Romagna conquistate.
Poi tornò sotto il dominio dello Stato Pontificio, che perdurò fino all'Unità d'Italia.
Nel 1775, il cesenate Giovan Angelo Braschi diviene Papa col nome di Pio VI, e nuovamente nel 1800, un altro cesenate diviene Papa, Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti col nome di Pio VII.
L'esperienza napoleonica (1797-1814), che vede Pio VI e Pio VII tentare invano di opporsi a Napoleone Bonaparte, priva Cesena di un gran numero di monasteri, conventi e chiese che precedentemente la ornavano e dell'Università.
Nel gennaio 1832 la città viene saccheggiata e 17 suoi cittadini uccisi durante le Stragi di Cesena e Forlì ad opera delle truppe pontificie durante la repressione finale dei moti romagnoli.
Successivamente, prima e dopo l'Unità d'Italia, la città conobbe un periodo di espansione.
Dopo il 1861, i liberali governarono l'Amministrazione Comunale fino agli inizi del Novecento, ed infine i repubblicani ressero il potere fino all'avvento del fascismo.
Durante la Resistenza Cesena dette un grande contributo di uomini, e per tale motivo alla città di Cesena è stata assegnata la Medaglia d'argento al Valor Militare.
Nel dopoguerra la città assiste ad un notevole sviluppo urbano e parallelamente si verifica una notevole crescita economica, che ne fa un polo di livello internazionale nel comparto agroalimentare, soprattutto in materia di ricerca e biotecnologie.
Nel 1992, con il distacco del comprensorio di Rimini in nuova provincia, la precedente provincia di Forlì cambia nome in provincia di Forlì-Cesena (pur rimanendo Forlì capoluogo), essendo le due città di importanza pressoché identica.
Oggi Cesena ha raggiunto una posizione di primo piano in vari settori economici, una fervida vita culturale ed una qualità della vita superiore alla media nazionale.
Stemma
Lo stemma del comune è formato da uno scudo a "balzana": troncato di nero e d'argento, con una bordura cuneata d'oro.
Capo d'Angiò.
Lo scudo tradizionalmente indicherebbe la pacificazione tra le opposte fazioni cittadine dei Guelfi e dei Ghibellini; il bordo è preso dallo stemma dei Malatesta e si riferisce alla loro signoria sulla città nel corso del Quattrocento.
Il capo è una concessione del re di Napoli Roberto d'Angiò.
Lo scudo, in luogo della corona civica, potrebbe fregiarsi della corona nobiliare, essendo stata la città iscritta nell'elenco ufficiale della nobiltà italiana.
Stemma concesso da re Vittorio Emanuele III con decreto regio del 24 aprile 1927: "Troncato di nero e d'argento, alla bordura dentata di nero e d'oro, col capo d'Angiò".
Gonfalone
Il gonfalone è formato dal drappo troncato di nero e di bianco con al centro lo stemma della città.